
C’era una volta … iniziano così le fiabe e tutte le fiabe che si rispettino terminano con un lieto fine.
Però la “fiaba” che stiamo per raccontare, purtroppo, non ha un lieto fine.
Dicevamo, c’era una volta un principio, la certezza del diritto che, almeno secondo una consolidata scuola di pensiero, rappresentava il faro ideale che doveva regolare la produzione di ogni saggio Legislatore.
Ma cosa si intende per “certezza del diritto”?
Senza voler entrare troppo nel dettaglio di argomentazioni giuridiche e rimanendo su una trattazione quanto più semplice possibile, proviamo a vedere come viene definita dal Vocabolario Treccani.
Principio in base al quale ogni persona deve essere posta in condizione di valutare e prevedere, in base alle norme generali dell’ordinamento, le conseguenze giuridiche della propria condotta, e che costituisce un valore al quale lo Stato deve necessariamente tendere per garantire la libertà dell’individuo e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
E balzano subito all’occhio di un attento lettore alcuni termini fondamentali.
Più precisamente:
- “valutare e prevedere … le conseguenze giuridiche della propria condotta”
- “garantire la libertà dell’individuo e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.
Da queste poche righe, appare evidente quanto importante sia il rispetto di tale principio.
Ma, nella realtà, è davvero così?
A scorrere il fiume di norme che sono state prodotte negli ultimi anni e, in particolare, durante il 2020, la realtà ci offre un quadro davvero desolante.
Il Legislatore italiano, pur non dimenticando che il 2020 è stato un anno molto particolare, colpito dalla pandemia da Coronavirus che ha avuto pesanti conseguenze in termini economici, sembra aver davvero perso la bussola.
Ci siamo trovati di fronte ad un Legislatore bulimico, in preda alla confusione più totale.
Qual è la prova più evidente di tutto ciò?
Senza voler andare troppo lontano basta dare un’occhiata alla Legge di bilancio 2021.
Si tratta di un unico articolo con 1.150 commi, approvato in fretta e furia con un assalto alla diligenza senza paragoni.
Infatti, rispetto al testo iniziale presentato alle Camere, durante l’iter parlamentare, sono stati inseriti emendamenti di ogni tipo, alcuni dei quali sono vere e proprie mance elettorali.
Le risorse si sono disperse, quindi, in mille rivoli.
Ma qualcuno potrà obiettare: non è mica la prima volta che si è in presenza di una manovra di fine anno “monstre”.
E’ vero, la storia anche recente ci dice che non è la prima volta.
Però, a guardare meglio, forse c’è una prima volta: a legge ancora non approvata definitivamente ci si accorge di un “errore”.
La proroga delle norme sul cuneo fiscale, ancor prima di entrare in Gazzetta Ufficiale, va rivista, perché ci si è sbagliati sugli stanziamenti in bilancio.
E quindi, parallelamente alla promulgazione della Legge, con un contestuale decreto legge si corregge una Legge che non è ancora Legge!
… con buona pace della certezza del diritto.